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Sottoscritto da AssoDistil, Itabia e le tre confederazioni agricole nazionali un accordo volontario quadro per la promozione del bioetanolo e dell’etbe in Italia

28/02/2005

categoria: news: a, Generiche - di: Luca Crema - fonte: CONAF

E’ stato sottoscritto oggi un Accordo di filiera incentrato sulla definizione di meccanismi agro-industriali atti a rendere perseguibile la produzione annua di un milione di ettolitri di bioetanolo, ovvero il plafond attivato dalla Finanziaria 2005 attraverso uno stanziamento di 219 milioni di euro per il triennio 2005-2007 per la parziale defiscalizzazione di bioetanolo ed etbe. L’accordo si prefigge di individuare bacini interregionali vocati alla coltivazione delle diverse materie prime alcoligene ed alla successiva trasformazione industriale. Si tratterà di coltivazioni ad hoc da destinare alla distillazione, principalmente barbabietole e cereali. Il valore aggiunto del progetto, sotto il profilo agricolo, sarà proprio quello di rendere stabili nel nostro Paese, all’interno della nuova Politica Agricola Comunitaria, delle colture non food da utilizzare per la produzione di alcol carburante ed additivi ecologici. Per l’avvio del progetto, tuttavia, si conta di utilizzare alcole vinico di proprietà AGEA proveniente da interventi nazionali, già in deposito o acquisito specificatamente ai sensi dell’art. 64 del Regolamento 1623/2000 (destinazione nell’eco-carburazione). Ci si augura dunque che, da un lato, il Ministero delle Politiche Agricole “sblocchi” l’alcole detenuto da AGEA e, dall’altro che il Ministero dell’Economia e delle Finanze, visti i rilevanti quantitativi di alcole in gioco e tenendo conto dei calendari delle semine, proceda con la massima celerità all’allocazione dei lotti di bioetanolo ed etbe da defiscalizzare, al fine di garantire alle componenti agro-industriali della filiera la corretta definizione delle modalità di produzione e degli accordi commerciali. Uno degli scopi di questo accordo è dimostrare la compattezza della filiera agro-industriale e caratterizzare il progetto bioetanolo come “nazionale”, visto, tra l’altro, che le ricadute ambientali di progetti di questa natura sono maggiormente positive quando il ciclo di vita del bioetanolo-etbe si compie su un determinato territorio, dalla coltivazione delle materie prime, alla distillazione, alla trasformazione in etere, all’utilizzo nelle benzine. Alla luce della recentissima entrata in vigore del protocollo di Kyoto, il fatto, scientificamente appurato, che ad ogni tonnellata di bioetanolo utilizzato – anche sottoforma di etbe – corrisponda un risparmio netto di due tonnellate di anidride carbonica emessa non può che essere accolto con grande soddisfazione; così come il contributo che l’utilizzo di etanolo di provenienza nazionale darà alla nostra bilancia energetica, drammaticamente dipendente dalle importazioni. I benefici di natura agricola sono evidenti, dal momento che potranno essere attivate coltivazioni specifiche da destinare alla produzione alcoligena; così come quelli per gli anelli “industriali” della catena, i distillatori – che potranno utilizzare appieno gli impianti e riavviare investimenti in un settore maturo – e le società petrolifere – consapevoli di una scelta al contempo “ecologica” e valida tecnicamente viste le caratteristiche altoottaniche dell’etbe. La speranza è che anche grazie alla coesione della filiera agro-industriale del bioetanolo misure “sperimentali” e limitate nel tempo come quelle della Finanziaria 2005, vengano sostituite da misure più strutturali di incentivazione, magari a partire dal recepimento della Direttiva 30-2003 sulla promozione dei biocarburanti.